Meno di zero
di Bret Easton Ellis
Guardo ipnotizzato il tappeto di luci fluorescenti sotto il cielo viola e resto a lungo nudo alla finestra a fissare le nuvole che passano. Poi torno a sdraiarmi sul letto e tento di ricordare da quanti giorni sono qui. Alla fine mi alzo, cammino per la stanza e mi accendo un’altra sigaretta. E allora squilla il telefono. Queste sono le mie notti quando piove.
Meno di zero è il primo romanzo di BEE, scritto quando aveva più o meno vent’anni, ed in un certo senso è anche l’ultimo, o meglio, l’unico. Ho letto ultimamente American Psycho e Le schegge e si può dire che è sempre il solito Brat.
Alla festa ci sono per lo più ragazzi giovanissimi, spuntano in ogni stanza e sembrano tutti uguali: sottili, abbronzati, capelli biondi e corti, occhi azzurri dallo sguardo vacuo, stessa voce vuota e monotona, e così comincio a chiedermi se sono anch’io come loro.
Un diciannovenne universitario torna a Los Angeles per le vacanze di Natale e con i suoi vecchi e nuovi amici vive varie avventure. Siamo nella parte ricchissima di L.A. con questi ragazzini che si fanno di droghe varie e girano in Porsche.
Qui si può sparire senza saperlo.
Non c’è una trama vera e propria, è solo un susseguirsi di storie in un crescendo di violenza e depravazione.
E cos’è giusto? Se si vuole una cosa, è giusto prendersela. Se si vuol fare una cosa, è giusto farla.
È sempre lo stesso romanzo, però è scritto benissimo.
Giudizio 3/5 ★★★